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Sistema internazionale Hepburn

Sistema internazionale Hepburn

Sistema di traslitterazione dei suoni della lingua giapponese nei caratteri latini (romaji per i giapponesi) elaborato dal medico missionario americano James Curtis Hepburn (1815-1911) a partire dal 1859, quando si trasferì in Giappone. Tale sistema si basa sul principio generale che le vocali siano pronunciate come in italiano e le consonanti come in inglese.

In particolare, bisogna tener presente i seguenti casi:

  1. ch  è un’affricata come l’italiano “c” in cena
  2. g  è sempre velare come nella parola gatto
  3. h  è sempre aspirata
  4. j  è un’affricata come l’italiano “g” in gioco
  5. s  è sorda come nella parola sasso
  6. sh  è una fricativa come l’italiano “sc” di scena
  7. u  nelle sillabe su e tsu è quasi muta e assorbita
  8. w  va pronunciata come una “u” molto rapida
  9. y  è consonantico è si pronuncia come l’italiano “i” di ieri
  10. z  è dolce come nella parola rosa o come nella parola zona se è iniziale o dopo la “n”


Il macron

Il trattino sulle vocali, detto macron, indica l’allungamento delle stesse come in arigatō   (quindi non "arigatou" come si scriverebbe in hiragana).


La consonante N

L’alfabeto giapponese è SILLABICO e vi è solo una consonante che può esistere anche da sola, la N. Quindi, dato che la “m” non esiste all’infuori del composto sillabico giapponese, è errato usare la “m” davanti alle labiali “m”, “b” e “p”. La corretta grafia è shinbun, tenpura e Jinmu! Quando vi è possibilità di equivoco nelle divisione delle sillabe, cioè quando la N non appartiene alla sillaba che segue, è meglio dividerla con un apostrofo, per esempio man’in e non manin, Jun’ichiro e non Junichiro.


Le particelle は を へ

  1. la sillaba は che segue un sostantivo o una frase, si pronuncia e si scrive wa
  2. la sillaba を che segue un complemento oggetto, si pronuncia e si scrive o
  3. la sillaba へ che segue un complemento di luogo, si pronuncia e si scrive e


Spazio fra le parole e le maiuscole

Nella traslitterazione, i componenti delle frasi sono staccati l’uno dall’altro e la maiuscola viene adoperata per la prima lettera della frase e per i nomi propri. Tutto ciò non è valido per la scrittura giapponese.


Maschile e singolare

Dato che la lingua giapponese non ha né genere né numero, a maggior ragione rispetto altre lingue straniere tutti i termini grammaticali giapponesi devono essere riportati tali e quali in italiano. Ad esempio, è errato scrivere “le geishe”, "la yukata" o "i kimoni" (traduzione corretta: la/le geisha, lo/gli yukata, il/i kimono.


Suffissi

Nella lingua giapponese, dopo i cognomi o i nomi generalmente si usa il suffisso san. Per i maestri e gli insegnanti si usa il suffisso sensei.